Il mio personale percorso professionale si è sviluppato maggiormente nelleconsulenze aziendali. Ho sempre considerato che, per svolgere il mio lavoro di consulente, fosse necessaria la migliore preparazione nel dominio da me trattato. Questo risultato si ottiene solo perseguendo costantemente una pianificazione dei valori trattati e delle strategie da applicare per ottenere il miglior risultato sostenibile in ogni momento di maturazione professionale. Fare ed essere un buon consulente non è solo una questione di preparazione professionale tecnica o tematica, necessità soprattutto di una maturazione su come gestire il proprio ruolo d'intervento verso il cliente. Esiste una grossa differenza tra un lavoratore dipendente ed un consulente. Spesso nelle organizzazioni di servizi si trovano solo dipendenti e pochi consulenti, al contrario alcuni dipendenti, che svolgono in realtà attività da consulenti, alcune volte nelle organizzazioni si trovano in difficoltà. Sta diventando sempre più difficile in Italia svolgere attività consulenziali e lo è ancor di più esserne soddisfatti. Le motivazioni sono evidenti e preoccupanti. Diventa sempre più difficile esprimere le proprie abilità, il proprio apporto di professionalità, il proprio stile d'interpretazione e di applicazione di strategie per la gestione delle opportunità. Diventa sempre più difficile essere valorizzati e riconosciuti. L'esistenza perenne di paradossi tipicamente italiani ne è una testimonianza. Se non sei laureato non ti assumono più per certe attività ed incarichi professionali, ma se lo sei siamo il paese in Europa con la più bassa incidenza di riconscimento valoriale di esperienza certificata. Se non hai esperienza vieni assunto perchè utilizzabile in contratti d'introduzione al lavoro a basso costo. Se hai esperienza la valorizzazione si traduce in alti costi e non in opportunità di valore, quindi questo alla lunga può essere un problema. Le donne dopo i 35 anni sono vecchie, gli uomini dopo i 40 non fanno più carriera. La spasmodica rincorsa al ribasso dei costi, ha fatto dimenticare alle organizzazioni che il costo è una conseguenza, mentre è la massimizzazione al valore aggiunto ed al mancato guadagno (costo opportunità) che racchiude in sè il principio attivo e prorompente di massimizzatore di guadagni e ridistributore di costi. Basso livello di gestione delle risorse umane, scarsa generazione del valore aggiunto, modelli di business obsoleti, errata interpretazione del ruolo di interventi formativi, basso profilo manageriale, ma più in generale sconveniente gestione dei processi di apprendimento e della conoscenza. Queste sono le attuali piaghe che sempre più compromettono l'agire di chi, come me, non vuole andare a lavorare all'estero, come unico modo per raggiungere la possibilità di essere sè stessi. Detesto pensare di non poter essere utile nel mio paese solo per incapacità di gestire il cambiamento e per quella che io chiamo "sindrome del bradipo miopie". L'unica soluzione possibile, che io stesso perseguo, è quella di continuare a credere in me stesso e nella mia attitudine ad espandermi in forma autonoma. Non bisogna credere mai assolutamente a quello che gli altri ti vogliono far credere. Non bisogna dare a nessuno la propria professionalità. Ogni giorno bisogna trovare un modo per costruirsi nuove opportunità e nuove relazioni, sempre in modo pianificato, ma anche istintivo. Questo costa in termini di risorse energetiche e vitali di tutti i tipi, non solo finanziarie, ma è l'unico modo per ottenere risultati, o meglio, per limitare i possibili danni che, putroppo, comunque si ricevono nel nostro paese di paradossi. Andare a letto pensando di aver dato il massimo per la propria causa, fa guadagnare in serentà. Questa categoria di esperienze professionali è sempre in continuo aggiornamento. |
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