![]() |
![]() |
![]() |
Questo testo è rivoluzionario nel suo genere, pur dicendo cose assolutamente ovvie ed alcune da sempre sottovalutate.
L’autore è stato in grado di perlustrare la vita lavorativa e personale di ognuno di noi, semplici mortali e di personaggi molto famosi tra cui Bill Gates, ed analizzare situazioni, eventi e circostanze, in cui razionalità e logica ed intelligenza cognitiva non sempre determinano la vera differenza nei risultati.
L’intelligenza emotiva non è in proporzione al Quoziente Intellettivo, non è gentilezza, non è predominio femminile, non è un fattore genetico, al contrario è la capacità di comprendere le emozioni e sentimenti degli altri.
Il suo valore è doppio a quello del QI e dell’expertise, mix tra buon senso, conoscenze e capacità specialistiche nel fare il lavoro.
L’intelligenza emotiva procura la capacità di prendere decisioni attraverso le proprie “sensazioni viscerali”.
Il tutto è gestito dalla amigdala, che è il centro emotivo nel nostro cervello, che funziona da radar neurale dall’allerta.
L’intelligenza emotiva procura anche una migliore elasticità mentale nell’assobire carichi concentrati di stress, aumentano l’autocontrollo, la consapevolezza, l’adattabilità, ed inoltre fa gestire al meglio anche i cambiamenti e le attività di gruppo e di team, nonché aumenta notevolmente le proprie capacità di leadership.
Quindi l’intelligenza emotiva non solo non ha controindicazioni, ma si può cominciare a qualsiasi età, ed inoltre non è abbinata all’intelligenza cognitiva. Ritengo questo testo uno di quelli centrali per la comprensione della meta-metodologia di un SIAC.
|